Regia: David Lynch
Sceneggiatura: Mary Sweeney, John Roach
Fotografia: Freddie Francis
Montaggio: Mary Sweeney
Musiche: Angelo Badalamenti
Cast: Richard Farnsworth, Sissy Spacek, Jane Galloway Heitz, Joseph A. Carpenter
Il vecchio Alvin vive con la figlia in un piccolo paese dello Iowa, cammina con due bastoni e non ha la patente. Quando viene a sapere che suo fratello Lyle, che sta nel Wisconsin e col quale non si parla da dieci anni, ha avuto in infarto, decide di andarlo a trovare a bordo di un piccolo tagliaerbe.
The Straight Story si pone come film pietra angolare dove Lynch ribalta tutti i propri luoghi, oggetti e personaggi volgendoli al solare senza sostituirne nemmeno uno. Si tratta, con tutta evidenza, di un film dal valore oppositivo, in grado di dimostrare che la “materia” del cinema di Lynch, se solarizzata, può esprimersi con respiro classico e commovente. […] Un uomo anziano vuole raggiungere il fratello per fare pace con lui ma ha solo un modo per farlo: prendere un piccolo trattore e attraversare mezza America. The Straight Story cerca di recuperare, sia pure in versione destrutturata, lo spirito del road movie classico. In qualche modo, Lynch intende suggerire che The Straight Story è Cuore selvaggio ribaltato, dove al posto di Big Tuna c’è una ospitale e umanissima comunità rurale, al posto degli incidenti più feroci vi sono tragici scontri con una natura benigna, e in cui la violenza degli uomini sugli uomini cerca di essere ricomposta attraverso un viaggio e un perdono. Ora, vi sono due modi di interpretare The Straight Story: vi è chi pensa che in fondo Lynch non sia cambiato gran che, e va alla ricerca degli elementi perturbanti del film mostrando che ci troviamo pur sempre di fronte a un mondo più vicino all’incubo che al sogno; e chi pensa che si tratti di un Lynch (troppo) pacificato […]. Ebbene, entrambe le fazioni, apparentemente in lotta, sbagliano. The Straight Story è purissimo Lynch, ma al contrario. Il film sembra una folle scommessa vinta: utilizzare tutti i materiali lynchani, esporli ‘al sole’, volgerli al positivo e raccontare l’America. […] The Straight Story racconta decoro, dignità e onore in tutte le sue forme, attraverso un viaggio a tappe (più una falsa partenza) che si presenta comunque ‘straight’ come il protagonista, diretto e cocciuto. Le derive non inficiano il percorso – al contrario del suo opposto Cuore selvaggio – anzi lo rafforzano. Alvin, infatti, non solo ha scelto il viaggio, ma ha scelto di farlo lentamente. Rispettoso della propria età, il protagonista va a otto chilometri orari e si prende il tempo che gli è necessario per camminare attraverso la fetta di America che lo divide dal fratello malato. La strada diventa il luogo in cui meritarsi il perdono.
(Roy Menarini)
di proiezione
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